CRITICA
La capacità di Nisini – la sua rilevante bravura – è quella di condurre il lettore, e il suo protagonista, sul terreno paludoso del dubbio, senza rivelare ma solo suggerendo ipotesi (Sergio Pent, TTL - La Stampa, 19 febbraio 2011)
Come i suoi argomenti, così la scrittura, plastica, dalla ritmazione lunga e molto curata, senza cadute di gusto, dotata di naturalezza frutto dell’ingegno nei dialoghi, ricorda una degnissima tradizione passata, quella dei romanzi morali e psicologici (Giovanni Pacchiano, Sole 24 Ore, 17 aprile 2011)
Un giallo morale ed esistenziale con implicazioni di filosofia della vita (Massimo Onofri, Avvenire, 26 marzo 2011)
Una discesa nel Maelström che raccoglie le pagine migliori di un libro scritto con grande impegno (Giuseppe Leonelli, Repubblica, 5 febbraio 2011)
Le atmosfere delicate dei suoi paesaggi collinari, certi tramonti e certi silenzi, offrono a Nisini la cornice entro cui far maturare la storia di una dolorosa ossessione che dalla terra parte per ritornare, purificata, alla terra (Giuseppe Di Stefano, Corriere della Sera Roma, 14 giugno 2011)
Una strategia narrativa sorprendente […] dalla letteratura del Novecento Nisini ha appreso il gusto per gli enigmi divaricati e moltiplicati come su quinte (Fabrizio Ottaviani, Il Giornale, 3 febbraio 2011)
Un’ossessiva ricerca della verità, che lo spinge in un mondo ambiguo, in cui si perdono i confini tra onesti e disonesti, tra corrotti e corruttori (Valeria Parrella, Grazia, 3 gennaio 2011)
Nisini si conferma un narratore maturo, che in futuro siamo certi, dovremo seguire con molta attenzione (Roberto Carnero, L’Unità, 20 febbraio 2011)