Sì, mi sta guardando. C’è una ragazza molto carina che mi sta guardando. Ha i capelli castani, gli occhi castani, la pelle splendidamente bianca. Sta seduta al centro dell’autobus, a pochi passi da me, accanto a una donna anziana che dorme. Non so se sia davvero carina, se corrisponda cioè ai canoni estetici che vanno di moda oggi: non vedo piercing, tatuaggi, anoressie, non vedo muscoli rassodati, pantaloni alla moda, seni e nasi rifatti. Anzi, a dire il vero, man mano che il tempo passa, scopro su di lei piccole, numerose, imperfezioni. Una cicatrice sotto il labbro, la fronte rialzata, una palpebra, quella sinistra, che non riesce ad aprirsi completamente.
Ma non importa, la ragazza è carina, terribilmente carina. E oltre ad essere carina è provocante, dolce, maliziosa, perversa, dissoluta, materna, infedele; è esattamente tutto quello che vorrei da una donna, un insieme confuso di contraddizioni che mi facciano sentire sempre, ogni giorno, sul limite di un burrone emotivo dal quale potrei o non potrei precipitare.
Restiamo così, dentro questo gioco di perlustrazione visiva, per non so quanto. L’autobus percorre decine di strade, le persone salgono, scendono, risalgono, ma lei, la ragazza, continua a guardarmi. A volte si gira, controlla il suo cellulare, sbircia fuori il finestrino, ma, lo fa, credo, solo per una tecnica di seduzione, visto che subito dopo torna metodicamente a scrutarmi.